Parliamo del più famoso, ed il più importante, tra i corsi d’acqua che attraversano la nostra zona: il fiume Lambro.
Nella prima parte dell’articolo tracciamo un profilo generale, per poi concentrarci sulla sua
presenza nella nostra città ed, in particolare, nella nostra zona.
Il fiume Lambro ha origine dalle Prealpi Lariane, tra i due bracci meridionali del Lago di  Como. Esso nasce dal Monte Forcella a 1456 metri di altitudine, presso Pian del Rancio nel comune di Magreglio. Percorre la Vallassina e, attraverso una canalizzazione denominata “Lambrone”, si getta nel lago di Pusiano (lago naturale di origine glaciale), dal quale esce per attraversare la Brianza e toccare Monza, Milano e Melegnano, e sfociare infine, dopo 130 chilometri di percorso, nel fiume Po, presso Orio Litta, ad un’altitudine di circa 59 metri sul livello del mare; la portata media della foce è di 5 metri cubi al secondo, e l’area del bacino è approssimativamente pari a novecento chilometri quadri.
Questo numeri ci aiutano a capire che quello che per noi può sembrare solo un corso d’acqua che lambisce la nostra zona è in realtà un importante corso d’acqua che attraversa l’intera Lombardia, correndo parallelo a Ticino (ad ovest) e Adda (ad est).
L’alveo principale del fiume Lambro si è formato durante l’era quaternaria; deriva dalla graduale evoluzione di una fitta rete di torrenti, che si sono fatti strada fra i depositi post-glaciali, incidendo la pianura in profondità, secondo ritmi variabili nel tempo.
Il fiume era famoso anche per la qualità delle sue acque. Nel 1300, Francesco Petrarca scrive dal castello di San Colombano ad un amico: “ai piedi del colle scorre il Lambro, un fiume non troppo largo, ma limpido e capace di sostenere barche di ordinaria grandezza”. Lo storico Giorgio Merula, vissuto nel XV secolo, descrive il Lambro come un fiume dalle acque chiare e ricco di pesci; in uno studio del 1896 l’ittiologo Pavesi descrive venti specie di pesci presenti nel Lambro, tra cui la trota, lo storione ed il temolo.
Il corso principale del Lambro può essere diviso in 4 zone:
l’alto corso montano; il paesaggio collinare a nord di Milano; la pianura industrializzata attorno a Milano; la pianura irrigua a sud di Milano.
Noi ci concentreremo naturalmente sulla terza zona, in cui ricade anche la nostra circoscrizione; il fiume vale comunque una visita in ognuna della zone succitate, specialmente in località di valore architettonico quali Agliate o Monza o Melegnano, per citarne alcune.
Tornando alla parte di Lambro che attraversa Milano, i due affluenti naturali maggiori del Lambro che scorrono anch’essi in Milano sono il fiume Olona ed il Seveso. L’Olona passa per la zona nord-ovest di Milano, ma una larga parte della sua portata è deviata attorno al sistema idrologico cittadino tramite un canale che si collega al fiume Lambro Meridionale (il più grande affluente della sponda destra del Lambro) a sud est di Milano. Il Seveso
(insieme al Naviglio Martesana) si collega al sistema fognario della parte più ad est di Milano appena entrato in città. Questo lascia Milano come "canale Redefossi" che successivamente si butta nel Lambro a Melegnano. Prima di entrare in Milano, le portate in eccesso dell’Olona e del Seveso sono occasionalmente deviate al fiume Ticino dalla zona ovest della città mediante il Canale Scolmatore di Nord-Ovest, costruito appositamente per proteggere dalle alluvioni la città di Milano.

camaldo2Il fiume Lambro in via Camaldoli

Analizziamo ora il percorso del fiume Lambro nel territorio cittadino, con particolare attenzione al tratto che scorre nella nostra zona.
L’ingresso del fiume Lambro nel comune di Milano coincide con il punto in cui, grazie ad un ponte-canale, esso passa sotto il naviglio della Martesana, nelle vicinanze di via Idro, all’estremità nord-est della città. In seguito il fiume attraversa lo svincolo di Gobba, passando di fianco alla cascina omonima, per poi costeggiare la via Rizzoli, affiancato da una bella riva verde ove sono presenti alcuni orti.

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Il fiume Lambro in via Fantoli

A questo punto il Lambro si inculca nel territorio del Parco omonimo, che da lui prende il nome, ed è qui possibile andare a vederlo da vicino, mediante i vialetti del parco ed un ponte che lo scavalca; ricordo che, solo una trentina di anni fa, le acque del fiume erano, in questo punto, estremamente limpide e cerulee; ricordo anche che un trenino portava i bambini lungo i vialetti e lungo lo stesso corso d’acqua, all’interno del parco.
All’uscita dal parco Lambro, il fiume costeggia il Centro Sportivo Schuster, nonchè l’area verde di via Ofanto, sita di fronte alle case del quartiere di via Passo Rolle; poco a sud, vi è un altro spunto che può essere interessante: dal vecchio ponte di via Folli (da notare la pavimentazione), è possibile vedere una piccola cascata, in un’ambientazione tranquilla a due passi dallo svincolo della tangenziale est.
In seguito il Lambro attraversa la zona ex-industriale di Lambrate (nome ovviamente proveniente da quello del fiume), dove, tra gli altri prodotti, vide la luce la Lambretta, anch’essa, evidentemente, figlia dello stesso toponimo.
Dopo essere passato sotto lo scalo ferroviario dell’Ortica, il Lambro inizia il suo percorso all’interno della zona 4, per la precisione con il ponte, recentemente rifatto, di via Corelli.
E proprio nella nostra zona si trovano alcuni degli scorci più belli tra quelli che il Lambro offre nel suo attraversamento di Milano. Già a sud del suddetto ponte, infatti, il Lambro assume carattere sinuoso, scivolando tra sponde verdi, e funge da confine occidentale per il Parco Forlanini; costeggia poi il Mulino Composta, che dalle sue acque era un tempo alimentato, come testimonia la pala tuttora presente. Dalla strada interna al parco, poi, seppure un po’ avventurosamente, è possibile andare a sbirciare, dietro ad un filare di alberi, il corso del fiume.
Una volta superato il viale Forlanini, ove risulta difficile un’osservazione del fiume, ci aspetta lo splendido borgo di Monluè, di cui ho già parlato in altra occasione, e che penso sia noto a tal punto da non necessitare di una descrizione. In questa ambientazione, una recente risistemazione delle sponde ha consentito una fruizione del parco affiancato al borgo, che si basa anche sull’apporto paesaggistico del Lambro, di cui si gode una buona prospettiva anche dal ponte di via Fantoli, sito a sud del parco succitato.
Vale la pena a questo punto ricordare come, in quello stesso tratto, fin dal 1400 circa una nota trattoria servisse pesce fresco, pescato nel fiume, da cui pure provenivano i famosi “bei gamber del Lamber”, i gamberi di fiume che, ancora nel ventesimo secolo, venivano venduti dagli ambulanti per la contrade di Milano.
<br>Certo le acque allora erano più limpide, e probabilmente anche più controllate: come risulta da una grida del 1782, infatti, vi era una figura (il “camparo” del Lambro) incaricata di “visitare i capi-fonte che alimentavano il detto fiume, onde rilevare se erano stati espurgati”…”Si proibiva di gettare nel fiume terra, rottami od altro, nè di estrarne sabbia, se non che dai ghiaiati” … “si obbligava il camparo di avvertire immediatamente il proprietario delle piante cadute nel fiume perchè fossero levate nel termine di tre giorni”.
<p>Tornando al fiume, dopo il ponte di via Fantoli esso ha un’ansa, che lo fa deviare in direzione est, all’altezza del tratto di via Monluè, ormai difficilmente rintracciabile, che conduce a Cascina Grande.
Prima di lasciare il territorio della nostra zona e, conseguentemente, anche quello comunale, il Lambro ha in serbo una gradita sorpresa per noi: le palazzine di via Camaldoli, estremità est del quartiere Ponte Lambro, si specchiano nelle acque del nostro fiume, prima che esso si reimmerga in una ambientazione bucolica che lo condurrà a San Donato e, via via, fino al Po.

Riccardo Tammaro

2003