In questo articolo ci accingiamo ad esplorare il percorso e le tracce della rilevante storia di un corso d’acqua che, nei tempi più recenti, è stato associato unicamente a degrado e sporcizia: la roggia Gerenzana.
Certo, a vederla scorrere nel proseguimento di via Venosa viene un po’ di tristezza. D’altra parte la soluzione, più volte proposta, di coprirla con asfalto e tombinarla ricorda un po’ il luogo comune della portinaia che nasconde l’immondizia sotto lo zerbino. Una vera rivalutazione del tratto scoperto della roggia, che pure come vedremo riserva angoli suggestivi, sarebbe un primo passo per la sua fruizione da parte della cittadinanza.
Partiamo però dall’inizio: la roggia Gerenzana attraversa primariamente due zone milanesi, la 3 e la 4. Essa infatti nasce in zona 2, ma il suo percorso in quella circoscrizione è di poche centinaia di metri. La roggia si dirama dall’incrocio del Seveso e del naviglio della Martesana, da cui prende l’acqua, nell’isolato che attualmente è contornato dalle vie Melchiorre Gioia ad ovest, Schiapparelli a nord, Copernico ad est e Tonale a sud, e nello stesso punto ha origine anche il torrente Sevesetto, di cui però non ci occuperemo.
A questo punto la roggia attraversa il quartiere adiacente alla Stazione Centrale (il suo percorso in questo tratto venne modificato tra il 1888 ed il 1923) per raggiungere il corso Buenos Aires, attraversato il quale, all’altezza di via Boscovich, percorre tutta via Spallanzani, e si infila tra le case di via Spallanzani 6 e 10 dove c’è ancora un tratto scoperto, di cui è stata più volte chiesta la valorizzazione; dopo di che essa rasenta le vie Sirtori e Mascagni, ed è qui che appare il suo primo tratteggio di importanza storica.
Nell’ottocento, la roggia Gerenzana alimentava i bagni Diana, la prima piscina pubblica all’aperto di Milano. Anche dopo la trasformazione in Hotel Kursaal Diana, nello spazio interno, i camerini cingevano sotto le fronde del giardino la vasca, parallela al bastione e alimentata dalla roggia Gerenzana, la cui acqua veniva filtrata tramite mucchi di ghiaia e sabbia.

????????????La roggia Gerenzana vicino a via Verne
Inoltre, nel quadrilatero compreso tra Piazza Oberdan, via Spallanzani, via Melzo, via Lambro e Mascagni, lì accanto, fu costruito nel 1861 lo stabilimento della Società Anonima Omnibus e Tramways, che gestì la rete dei tramway di Milano e la prima linea di tram a cavalli tra Milano e Monza, inaugurata nel 1876 dal Principe Umberto. Ebbene, anche qui la roggia Gerenzana veniva utilizzata, in quanto riforniva gli abbeveratoi per cavalli.
Questo il percorso della roggia, che come detto raggiunge la nostra zona per poi attraversarla in direzione nord-ovest – sud-est. Essa costeggia la circonvallazione dei bastioni, fatto salvo un allargamento in corrispondenza del convento dei cappuccini di via Kramer, per poi distaccarsene all’altezza dell’odierna via Anfossi, dopo di che seguendo il percorso della vecchia strada paullese (da lei evidentemente condizionato) costeggia le vie Paullo, Spartaco, Maestri Campionesi, Pistrucci.

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Attraversata piazza Insubria, il suo percorso inizia a rendersi visibile e si conclude nelle campagne di San Giuliano Milanese, un tempo proprietà dei Marchesi Brivio Sforza, i cui campi irrigava.
Il periodo aureo della famiglia Brivio fu tra il XV e il XVI secolo, quando alcuni dei suoi membri furono insigniti delle più alte cariche dello Stato Milanese.
Giacomo Stefano Brivio, tesoriere ducale, ottenne nel 1513 da Massimiliano Sforza il feudo di Melegnano, e ciò anche in virtù di un cospicuo prestito, da lui fatto, per rinsanguare l’esausto tesoro del Duca.
La costante fedeltà dei Brivio alle sorti del ducato milanese fu premiata con la concessione dell’autorizzazione ad abbinare il nome del casato degli Sforza a quello del proprio casato: cosicchè la nobile famiglia potè, da allora, chiamarsi Brivio-Sforza. Nel 1606 essi acquistarono i terreni necessari per la costruzione della roggia Gerenzana.

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La roggia Gerenzana in via Tertulliano verso via Venosa

Vediamo ora quali sono le tracce della roggia in zona 4.
Iniziamo dalle Cinque Giornate. Il 19 marzo 1848, dopo una scaramuccia all’osteria della Senavra, nuovi insorti, all’osteria dell’Angelo (attuale angolo tra viale Premuda e via Marcona) si rifugiarono nei campi circostanti; la roggia Gerenzana, prosciugata, diventò una trincea, fucili in braccio, occhi sulle mura, attenti al minimo movimento. E al calar del buio tutti si ritirarono a Calvairate e Monluè.
Proseguiamo con piazza Insubria. La roggia l’attraversa in diagonale (non dimentichiamo che in origine la piazza era solo un ampio spiazzo sterrato) e si dirige verso sud-est in direzione dell’attuale via Venosa.
Ebbene, nel cortile dietro via Sebino, via Carabelli e via Resnati, fino a poco tempo fa scorreva all’aperto un tratto della roggia (e forse scorre tuttora). Il motivo del condizionale si ricollega ad un episodio avvenuto almeno dieci anni or sono, quando io ed altri soci cercammo di informarci su quel tratto. Chiedemmo così a due persone del quartiere: l’una ci disse che il tratto era completamente asciutto, mentre l’altra rispose, testualmente: “son sempre lì che pescano!” Or, difficile capire a quale credere; se qualche residente vorrà cortesemente aggiornarci al proposito gliene saremo grati; essendo infatti proprietà privata non abbiamo modo di accedervi.
Passiamo ora al tratto più noto della roggia: quello che congiunge via Venosa e via Tertulliano. Esso è stato per lungo tempo oggetto di scarico di detriti e macerie varie, poi per un certo periodo è stato ripulito costantemente. Una sua costante manutenzione darebbe una connotazione bucolica al passaggio adiacente la cascina Boffalora.
A questo punto la roggia prosegue attraversando il viale Puglie, dal quale cavalcavia è possibile intuirne il percorso seguendo il filare di alberi (tipico dei corsi d’acqua della nostra pianura) che la accompagna nella zona a monte di via Verne.
I recenti lavori per la realizzazione di una strada di servizio vicino a piazza Bologna hanno portato alla vista un’area, prima coperta da un rigoglioso bosco, dove prosegue il tragitto della nostra roggia. Dopo di che, essa attraversa la via Sulmona e si dirige verso Rogoredo, ed a tale proposito cito un documento dei Progettisti Associati, che comunica di avere ricevuto in data 7 febbraio 1999 l’incarico da parte della società Città 2000 S.p.A. di provvedere alla “Progettazione esecutiva e di dettaglio della tombinatura del cavo Taverna e della roggia Gerenzana interessanti il P.P.ZRU3 (Piano Particolareggiato della Zona di Ridefinizione Urbana, ndr) Rogoredo-Paullese in Milano”, e di avere eseguito il lavoro. In sostanza, la roggia attraversa anche l’area dell’ex Acciaieria Redaelli.
A questo punto la roggia lascia il territorio cittadino per dirigersi, come detto, verso San Giuliano Milanese. Vi è tuttavia un’altra notizia storica, di notevole spessore, che voglio qui ricordare in quanto, pur non essendo avvenuta in Milano, ebbe per la città una importanza innegabile.
Parliamo della battaglia di Marignano (altro nome di Melegnano), svoltasi nella Piana dei Giganti (nei pressi di Zivido, borgo medioevale ottimamente conservato) nel 1515 tra francesi e svizzeri, e strettamente correlata alla difesa di Milano dagli invasori d’oltralpe; essa prese anche il nome di Battaglia dei Giganti.
Una delle aree coinvolte nella battaglia fu senz’altro quella delle chiese di Sant’Eusebio e di Santa Maria della Vittoria (ed annesso monastero). Ebbene, come risulta da una cartina del 1889, che descrive la situazione nel 1639, il territorio di quest’area, (intendendo con questo anche la facciata della chiesa della Vittoria) è attraversato dalla roggia Gerenzana, che fu quindi silenziosa testimone della famosissima battaglia.

Riccardo Tammaro

2006

 

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