Chi dice Chiaravalle dice Abbazia, quindi sarebbe logico aspettarsi la descrizione di questo nostro gioiello cittadino; essa verrà in un secondo tempo. Voglio infatti qui descrivere quanto esiste nel borgo, al di fuori del recinto abbaziale, per dare una istantanea di Chiaravalle ai giorni nostri.

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Anzitutto avviciniamoci al paese (ricordo che fino al 1923 Chiaravalle fu Comune, e includeva anche il borgo di Rogoredo, che era ormai passato dalla fase agricola a quella industriale, e quindi era assai sviluppato anche demograficamente) percorrendo la via San Dionigi. Questa strada come da me detto in un precedente articolo proseguiva in realtà fino a Bagnolo, ma è stata interrotta dalla chiusura del passaggio a livello sulla Milano-Genova, nella tratta ora abbandonata per proteggere l’Abbazia dalle vibrazioni. Il motivo per cui la ferrovia passò così vicino all’Abbazia, causando addirittura la demolizione del chiostro maggiore, pare fosse dovuta all’anticlericalismo di Cavour (la ferrovia infatti venne costruita poco dopo il Regno d’Italia), e sono occorsi circa 140 anni per porre rimedio a questa colossale presunta idiozia.
Giunti alla rotonda tra le via San Dionigi e Sant’Arialdo (già strada della Moncazza, pare dal nome di una cascina ormai scomparsa) prendiamo a destra accostandoci al borgo di Chiaravalle, che viene anticipato, sulla destra, da una cascina posta al termine di una strada privata.

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La Cascina San Bernardo è stata costruita all’inizio del Novecento, ed è collocata nelle immediate vicinanze di Chiaravalle. Si tratta di un complesso a corte con alcune caratteristiche originali: lo spazio delimitato dagli edifici è stretto e lungo (anzichè quadrato come di norma), e uno dei lati maggiori, costituito dalle stalle con il fienile al piano superiore, è concluso da due torrette simmetriche a pianta quadrata che conferiscono al complesso un aspetto fortificato. Esse ospitano due piani di abitazioni; sempre ad abitazioni è destinato l’altro edificio che delimita la corte sul secondo lato maggiore. Al piano terra di quest’ultimo sporge un lungo portico, la cui copertura costituisce un ampio terrazzo al piano superiore. Il perimetro della cascina è delimitato per tre lati dal collettore di Nosedo, che convoglia le acque della roggia Vettabbia verso sud, ed è qui costretto ad una deviazione rispetto al suo corso rettilineo.
Percorsi pochi metri troviamo una piazzetta che rappresenta in certo modo uno dei centri di Chiaravalle. Qui infatti, utilizzando la retromarcia, faceva capolinea l’autobus della linea 207 (che girava negli anno ’70 e sarebbe stata rimpiazzata dalla linea 77), davanti ad un negozio di generi alimentari che vendeva davvero un po’ di tutto, ed era molto utile durante le lunghe attese dell’autobus stesso.
Dalla piazzetta si stacca la via che collega la via Sant’Arialdo con il centro del borgo, sfruttando un passaggio a livello recentemente reso inutile dal chiusura del transito ferroviario, corredato di un sottopassaggio pedonale e ciclabile. Sulla piazzetta si trova una cappella devozionale risalente al tardo Settecento o inizio Ottocento, fatta costruire dalla famiglia Invernizzi, che ospita un gradevole affresco della Vergine che tiene per mano il Bambin Gesù.
Prendendo la strada verso il borgo, dedicata (e non ci sorprende) a San Bernardo, fondatore dell’Abbazia, subito dopo il passaggio a livello si riceve un strada da destra: è quella che, costeggiando il collettore di Nosedo, consente di accedere al borgo tramite un minuscolo sottopassaggio automobilistico con semaforo a senso unico alternato; è questa l’unica alternativa al passaggio a livello (a meno di proseguire fino a Poasco e poi tornare indietro).
Poco oltre, sulla sinistra, si trova l’ex municipio di Chiaravalle, ora adibito a scuola, preceduto dal passaggio per il circolo Arci Pessina, fondato negli anni Cinquanta del ventesimo secolo, e da quello per le nuove villette a schiera, realizzate una dozzina di anni fa. Ma è proseguendo sulla strada che si entra nel cuore del borgo di Chiaravalle.
Basta infatti percorrere pochi metri ancora per immergersi nell’atmosfera del tempo che fu (nonostante la demolizione di un edificio sulla piazzetta principale del borgo): case plurisecolari costeggiano la strada, precedute da un marciapiede di ridotte dimensioni, come si usa in campagna, e qua e là spuntano caratteristiche particolari, come ad esempio una meridiana. La strada poi prosegue fino ad attraversare il borgo indi, costeggiando una cascina ormai pericolante, si ricongiunge con quella che congiunge Poasco e Bagnolo.
Abbiamo così percorso velocemente la via san Bernardo, che collega la via Sant’Arialdo con la piazzetta centrale del borgo, e poi prosegue oltre verso la campagna. Ebbene proprio su questa via si affacciano i tre ristoranti del borgo (più l’osteria del citato Circolo Arci), per cui possiamo anche definirla “la via del Gusto” di Chiaravalle.
Iniziamo dalla storica “Trattoria al Laghett”, sita all’angolo tra le due vie suddette, giusto dietro alla cappella di cui ho parlato nello scorso articolo: l’Antica Trattoria Al Laghett esiste dal 1890, e si chiama così perché proprio qui c’era un bellissimo laghetto. E infatti la vecchia foto che compare sulla copertina del menu mostra un uomo in barca e sullo sfondo si vede l’Abbazia.

Quel laghetto è stato prosciugato molti anni fa e ora, purtroppo, al suo posto c’è solo boscaglia incolta, che fa da cornice alla cappelletta che si trova proprio sull’angolo della via San Bernardo, davanti al numero 2. In quel bosco, racconta Matteo, che con fare simpatico e gentilissimo accoglie e serve i clienti della trattoria, andava a giocare da ragazzino. E l’uomo in barca della foto era suo nonno; ma in realtà nel laghetto pescavano i monaci, e la pesca era così abbondante che il pesce veniva portato alla mensa dei monaci e quello in eccedenza veniva venduto sul mercato; da qui verrebbe la serie di almanacchi intitolata “Il pescatore di Chiaravalle” ed ideata nel XVII secolo.
La trattoria è gestita dalla famiglia Gerosa da molti anni, dispone di un fresco pergolato di glicine, che fa da gradevole cornice ai tavoli all’aperto nella bella stagione, mentre d’inverno si sta davanti al caminetto, nei locali accoglienti dell’edificio ottocentesco.
Nella piazzetta centrale, invece, si trovano altri due locali, ai civici 32 e 36 della via san Bernardo. Se “Il caffè del borgo” è un locale relativamente recente, che fa ristorazione e happy hour, la “Locanda di Chiaravalle” ha in realtà preso il posta di un altro ristorante storico: la Trattoria San Bernardo. Ospitata presso quella che un tempo era la foresteria dell’Abbazia, la locanda, con la sua bella insegna d’angolo. è stata pensata e arredata per ricreare un ambiente di casa: quattro sale, di diverse dimensioni, calde e accoglienti fin dall’ingresso, con un bel pianoforte a coda e poi librerie, poltrone, quadri, tappeti e tanti oggetti scovati da piccoli antiquari o in soffitta dai soci. A fare gli onori di casa sono in particolare due di essi, Andrea Ponti e Hebe Plaches.
Il giardino con vista sull’abbazia, splendida di giorno e magica di sera con la Ciribiciaccola illuminata, è una perfetta cornice e consente d’estate di mangiare all’aperto; ma anche d’inverno, accompagnata da adeguati menu, l’atmosfera è suggestiva.
A questo punto riprendiamo la via Sant’Arialdo e muoviamo verso l’abbazia. Sulla sinistra troviamo una cascina, che un tempo ospitava numerosi animali da cortile nell’aia ora trasformata nel parcheggio retrostante, di cui tuttavia si possono ancora apprezzare alcuni tratti architettonici; in seguito troviamo un ponte pedonale in legno sulla Vettabbia (o meglio sul collettore di Nosedo) che ci conduce all’ingresso principale dell’Abbazia.
Superata l’abbazia, di cui parleremo nei prossimi articoli, la via Sant’Arialdo passa nel mezzo delle proprietà di Cascina Gerola, di cui appare subito la stalla bruciata, ma che è tuttora in attività, ed in corrispondenza della quale la via subisce una lieve strettoia, memoria dei tempi antichi; si giunge quindi al cimitero, aperto nel 1895, che si estende su un’area di 82.000 mq con una superficie a verde complessiva di 13.500 mq, ed è preceduto da una piazzola per il capolinea dell’autobus 77 (salvo per le corse prolungate a Poasco) dove si trovano due enormi pioppi; al suo interno si trovano diversi tipi di sepolture: campi inumativi, colombari, ossari, cinerari e tombe di famiglia, nonchè una Chiesa per le celebrazioni religiose.
Poco oltre. infine sulla destra, si trova la cascina Fornace, che però a seguito di una pesante ristrutturazione ha totalmente perso le sue caratteristiche rurali, pur conservando i corpi di fabbrica, e a questo punto il bivio ci porta da una parte a Poasco e dall’altra, sulla prosecuzione della via sant’Arialdo, alla via Ripamonti.
Si conclude qui l’abitato di Chiaravalle, e si conclude anche la nostra passeggiata nel borgo, non dimenticandoci naturalmente che a Chiaravalle… c’è anche l’Abbazia!

Riccardo Tammaro