QUATTRO ha intervistato Francesco Paracchini, organizzatore e coordinatore de L’Isola che non c’era su questa nuova manifestazione battistiana che toccherà anche il nostro municipio

Francesco Paracchini

Con quale spirito è stata organizzata questa prima edizione?
«Vengo già dalla precedente esperienza di direttore artistico di una manifestazione battistiana durata per otto anni a Molteno, cittadina nella quale Battisti ha vissuto dal 1973 fino alla morte. Ha avuto successo al punto da aver in seguito ricevuto da altri paesi di provincia la proposta di portare l’evento nei loro comuni. A me però interessava “alzare l’asticella” e puntare con qualcosa di più ambizioso a Milano, città simbolo dell’esplosione artistica e discografica di Battisti».

Quali le difficoltà?
«La realizzazione non è stata facile: la prima edizione originariamente si sarebbe dovuta tenere in occasione del ventennale della scomparsa nel 2018, poi per diversi motivi tutto è slittato in calendario a settembre 2020, cioè in piena fase pandemica e si è bloccato tutto di nuovo. Era tutto programmato – anche se, devo ammettere, non come al livello di questa edizione – compreso il beneplacito dell’allora Assessore Filippo Del Corno, grande musicista e battistiano convinto, soprattutto dell’era Panella. Lo ricordo molto soddisfatto proprio rispetto alla nostra volontà di dare il giusto spazio anche al post-Mogol. Infine tutto è stato rinviato a quest’anno, con l’occasione dell’80° anniversario dalla nascita e a 25 anni dalla morte di Battisti, complice stavolta l’Assessore Sacchi che, entusiasta anche lui, ci ha concesso l’endorsement. Venerdì 29 settembre inaugureremo alle ore 7.40 (l’ispirazione viene dall’omonimo singolo) la manifestazione con un flash mob prima alla stazione di Cadorna e poi all’aeroporto di Linate alle 8.50: lì avremo un check-in aperto e intitolato “Destinazione Festival Battisti” con il logo ufficiale».

Obbiettivi?
«Obbiettivo principale, soprattutto del concerto ma in verità di tutta la manifestazione, è quello di riuscire a convincere anche solo una persona in più che Battisti è stato prima di tutto uno dei più grandi musicisti che abbiamo mai avuto. E che attraverso tutta la sua opera, non solo con le canzoni più popolari ma anche da quelle della produzione post-Mogol, si possa percepire il massimo della portata del suo genio. Non dunque una celebrazione o un omaggio fine a se stesso, ma una vera opera di divulgazione. Sarà un modo per scardinare l’immagine universale del binomio Battisti-Mogol dalla mentalità comune: perchè Battisti non è solo Mogol».

Locandina della manifestazione “Quel Gran Genio” (2023)

A proposito di divulgazione, di cosa si parlerà nell’incontro al CPM dal titolo “Lucio Battisti: innovatore della musica italiana”?
«Si farà un po’ di luce sulla parte tecnica e gli arrangiamenti. Sarà presente Dario Massari colui che nei primi anni ’80 ha insegnato a Battisti a usare il Fairlight CMI, strumento attraverso il quale Lucio compirà la sua rivoluzione musicale. Massari era un dimostratore in un negozio di strumenti musicali a Roma entrato in confidenza con Battisti tanto da dargli lezioni private sul funzionamento di questo strumento e tutte le possibilità della musica monotonale. Da allora Battisti comporrà a partire da basso e batteria e individuato il groove comporrà la melodia, costruendo le canzoni in maniera opposta rispetto a come aveva fatto per anni, dagli accordi. Da quell’incontro nascerà E già (1982) e dopo un anno tornerà in studio come produttore per l’album di Pappalardo, Oh! Era ora (1983). Album lontano dallo stile di Pappalardo proprio perché prodotto da un Battisti alla ricerca di questo nuovo sound. Un modo per “fare le prove generali” per tutto quello che verrà dopo, a metà strada tra il post-Mogol e l’alba dell’era Panella».

Penso al celebre verso di una hit di questa estate: Alza il finestrino che stoniamo Battisti. Oggi come viene ricordato o meglio vissuto Battisti dalle nuove generazioni?
«Battisti è stato un innovatore. E i ventenni interessati alla musica, quando non addirittura musicisti, hanno un’ammirazione molto grande per Don Giovanni (1986), L’Apparenza (1988) e tutto il periodo degli album bianchi. Quegli album sono un tuffo nella modernità rispetto a un repertorio di canzoni come Balla Linda o La canzone del sole, per quanto notevoli. I bianchi restano il più importante riferimento per le nuove generazioni: da questo punto di vista ho fiducia immensa che Battisti si sdoganerà da solo! Così come, per contro, ho pochissima fiducia che un cinquantenne o sessantenne possa appassionarsi alla produzione degli anni ’80 e ‘90, identificandosi tendenzialmente in un altro periodo. La generazione che meglio potrebbe capirlo a tutto tondo potrebbe essere quella tra i 30 e i 60 anni».

Francesco Paracchini 2017©Renzo Chiesa

Tra gli eventi in zona sicuramente da non perdere quello all’EST in via Pietro Calvi venerdì 29 settembre alle 17.30 e la presentazione delle ultime novità editoriali battistiane alle 21 nella sala conferenze dell’aeroporto di Linate.
«All’incontro Battisti di chi è? saranno presenti molti giornalisti musicali come Paolo Giordano, Enzo Gentile, Massimo Poggini, Antonio Dipollina e Franco Zanetti. Modera Matteo Cruccu, con dibattito aperto fino alle 19. Un argomento non proprio scontato e da scandagliare con l’aiuto di esperti. E poi tutti a Linate: Donato Zoppo presenta il libro Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale, incentrato sull’album E già; Enrico Casarini col suo Duetto Mina Battisti rievocherà il medley di Teatro10; Andrea Podestà con Battisti, l’altro ci porterà nel mondo dei dischi bianchi e Marta Blumi Tripodi con Quel Gran Genio, ci confiderà aneddoti e curiosità».

E poi gran finale domenica 30 settembre con un concerto cronologico al Franco Parenti, con tanti ospiti. Qualche nome?
«Non abbiamo messo in locandina i nomi di tutti, ma saranno presenti grandissimi musicisti, turnisti e ospiti come il cantautore Folco Orselli e Patrizia Cirulli. La scelta è stata volontariamente quella di non coinvolgere personaggi troppo noti, pur interessanti per raccontare Battisti, per timore che potessero inevitabilmente distogliere l’attenzione dalla produzione musicale e da Battisti stesso. Il concerto, che inizierà alle 16 e sarà condotto dal giornalista Massimo Cotto per circa tre ore, sarà idealmente diviso in quattro periodi, seguendo la carriera di Battisti: si comincia dai primi successi, i grandi singoli scritti tra il 1966 e il 1969 per seguire con il periodo della maturità artistica, con gli album che vanno da Amore non amore (1971) ad Anima latina (1974), repertorio affidato agli allievi e qualche docente del CPM. A Walter Calloni – batterista scoperto da Battisti mentre registrava con Finardi al Mulino e che ha inciso con lui a soli a 17 anni Lucio battisti, la batteria, il contrabbasso eccetera (1976) – il terzo periodo, composto dai brani nati sulla scia di un viaggio a Los Angeles in cui Lucio scoprì gli albori della musica funky e dance. E infine i brani degli album bianchi, guidati in sala dal direttore d’orchestra Marco Sabiu e Gabriele Graziani.
E così concluderemo questa prima edizione di “Quel Gran Genio”, con la musica. Proprio come avrebbe voluto Lucio Battisti quando diceva di volerci parlare solo attraverso la sua musica. E stavolta tutta (sorride soddisfatto)».

Luca Cecchelli
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