Una galleria d’arte, una biblioteca, un archivio, ma anche un luogo di incontro e di formazione. Sotto tante forme nuove (ri)nasce Galleria Milano, che dalla storica sede tra via Manin e via Turati, si trasferisce in via Arcivescovo Romilli 7, atterrando nel cuore di un quartiere in forte sviluppo tra Fondazione Prada e il nuovo spazio di Viafarini in Corvetto. Da un palazzo del centro a un ex laboratorio di rigattiere, il nuovo spazio descrive bene l’anima della Galleria, che dopo 70 anni diventa Fondazione e si apre alla città per «avvicinare persone che non sono abituate all’arte contemporanea, al nostro mondo – spiega durante l’inaugurazione la direttrice artistica Bianca Trevisan -. La scelta di questa zona è stata casuale, ci piaceva entrare in un posto che aveva già un passato, una storia radicata nel territorio. Tra i nostri progetti c’è quello di farci conoscere e costruire relazioni con le realtà intorno, soprattutto adesso che siamo nel terzo settore. Il nostro approccio all’arte non vuole essere esclusivo, come spesso è l’arte contemporanea, ma inclusivo. Sarà fondamentale creare momenti di dialogo e aggregazione».

Il nuovo spazio si sviluppa su due piani: un ambiente espositivo destinato alla ricerca con mostre e progetti artistici contemporanei, e una parte dedicata alla biblioteca e all’archivio, che custodisce la memoria storica di Galleria Milano, da quando venne fondata nel 1964 in via della Spiga, prima di passare l’anno successivo sotto la direzione di Carla Pellegrini Rocca, che a Milano portò la Pop Art inglese, l’Azionismo viennese, il gruppo Gutai, ma anche alcuni aspetti dell’arte russa, contribuendo a lanciare grandi artisti allora emergenti come Georg Baselitz, Joseph Beuys e Blinky Palermo, autori americani a quei tempi poco noti come Ed Ruscha e Fred Sandback, oltre agli italiani Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Enzo Mari, Grazia Varisco e Luigi Veronesi.
Alla scomparsa di Carla Pellegrini Rocca nel 2019 è stato il figlio Nicola Pellegrini a raccogliere l’eredità, decidendo infine la trasformazione da galleria privata a istituzione culturale con attività no profit. Una volta al mese lo spazio aprirà al pubblico su appuntamento la propria biblioteca per consultazione. Inoltre sono previsti dei corsi di arte contemporanea, comunicazione per l’arte, ma anche gestione e acquisizione di archivi storici.

Fino a sabato 8 giugno sarà inoltre possibile visitare la mostra Piazza senza nome dell’architetto russo Alexander Brodsky e del figlio Sasha Brodsky, artista visivo, stampatore e musicista che vive e lavora a New York. Con l’esposizione i due autori propongono, in un inedito dialogo intergenerazionale, una grande installazione in terra cruda, alla quale lo sguardo del visitatore può accedere solo attraverso delle piccole fessure. Da lì la vista si apre su uno scenario urbano, una grande piazza anonima punteggiata da una folla di persone, dove si stagliano obelischi, fontane e altri edifici. Una città fantastica eppure così simile alle metropoli contemporanee.
Alle pareti disegni e incisioni mescolano arte e architettura in un gioco di prospettive e richiami con l’installazione per riflettere sulla solitudine dell’individuo moderno.

Fondazione Galleria Milano Ets è aperta da giovedì a sabato, dalle ore 12.00 alle ore 19.00, o su appuntamento (tel. 02 29000352 – info@fondazionegalleriamilano.it).