“Il cibo che perde valore economico acquista valore sociale”: è il leitmotiv di RECUP Associazione     di Promozione Sociale, ufficialmente nata a Milano nell’ottobre 2016, composta da volontari di diversa estrazione sociale e di diverse nazionalità, presieduta da Alberto Piccardo, giovane ventinovenne polivalente, ingegnere di formazione e problem solver.
La problematica, il “Valore del Cibo”, richiama la società dell’opulenza, dello sfrenato consumo e dello spreco. E nel contempo, la società del recupero e del riciclo. Il circolo vizioso si apre, e si chiude, per il bene di una società.
Alberto Piccardo, è vocato ai temi del diritto al cibo e dell’inclusione sociale, con un’importante attenzione al singolo.
Nel fare il punto sull’impegno di RECUP, precisa che «il nome dell’Associazione  è al tempo stesso il nome del progetto che portiamo avanti, ovvero recuperare il cibo scartato e provvedere a distribuirlo direttamente alle persone bisognose: si combatte lo spreco alimentare e, nel contempo, l’esclusione sociale!».
E continua: «Uno dei capisaldi di RECUP  è aiutare persone di qualsiasi estrazione sociale, target, nazionalità, età, per sconfiggere la povertà alimentare, senza atti di carità o di assistenzialismo, ma di cittadinanza attiva. Avere rispetto verso il cibo e verso l’ambiente».

Dove raccogliete il cibo?
«RECUP è molto brava a recuperare il cibo nei mercati di strada: in ogni mercato, s’individua un punto fisso di raccolta, si piazza una bancarella con su una bilancia, e, dalle ore 13.30 alle 15, si raccolgono mediamente sui due quintali di prodotti, in genere stagionali, i più svariati, che i commercianti, vuoi per questioni estetiche e/o grado di maturazione, non riuscirebbero più a smerciare (sempre abbondanti le banane). Siamo presenti anche all’Ortomercato ogni martedì e giovedì, operiamo con una squadra di 15 volontari, raccogliendo 4 tonnellate di frutta e verdura».
A chi e in che zone distribuite i prodotti?
«La distribuzione è a favore di tutti coloro che ne hanno bisogno e nei mercati ambulanti avviene in loco. Per quanto raccolto nei mercati generali, ci avvaliamo di una nostra autonoma rete di distribuzione: alle ore 11 arrivano i partners, quali la Croce Rossa, il Banco Alimentare, e anche le piccole realtà di volontariato che si riforniscono di derrate per poi o distribuirle o cucinarle preparando piatti caldi per i bisognosi».
Avete rapporti con aziende ed Enti?
«Sì, ci chiamano grossi brand come la Kraft che ci ha fatto recuperare uno stock di vasetti di maionese; o aziende dolciarie con avanzi di magazzino. Recuperiamo altresì dagli eventi e fiere, svuotando gli stand stracolmi di surplus di cibo, pronti per essere consumati».
Due numeri che confortano e premiano le vostre iniziative e il vostro impegno volontaristico.
«L’Associazione contava 30 iscritti nel 2020; ne conta 340 oggi. Con un partenariato sempre più ampio».
Potremmo dire che RECUP s’interfaccia con un’altra esperienza milanese, ovvero, quella della libreria Libraccio, partita dai mercatini dei libri usati: l’una, che riempie la pancia (gratis); l’altra, che nutre la mente (a pagamento)?
«Un po’ di parallelismo lo si può trovare: entrambe cercano di ridare un valore a dei prodotti che, evidentemente, il mercato non accetta più. Il Libraccio lo fa in modo più imprenditoriale; noi abbiamo un’ottica volta al sociale».
Il finale vuole essere un mio personale amarcord: la figura di mio padre, coltivatore diretto nel Metapontino, in Lucania. Nel rientrare ai caseggiati rurali della masseria di famiglia, mai che si sia presentato a mani vuote, o a tasche vuote, o con la bisaccia vuota. Aveva sempre raccolto qualcosa che non andasse dispersa e potesse tornare utile.

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