Nel 1758, Rudolf Geigy-Gemuseus avvia un’attività, a Basilea, di “materiali, sostanze chimiche, coloranti e farmaci di ogni tipo”. Nel tempo l’azienda espande il proprio campo di azione in tutta Europa e Oltreoceano e approda negli anni ’60 anche a Milano, in via Piranesi 44, con un edificio che ospitava uffici e direzione, e una serie di strutture confinanti con la ferrovia adibiti a laboratori, magazzino e mensa. Un complesso che rimane operativo fino a metà degli anni ‘70 quando viene aperto il nuovo stabilimento di Origgio.
Questo preambolo per ospitare lo scritto di un ex dipendente della Geigy, Romano Cavecchi, che su sollecitazione del comune amico (e suo ex collega) Pietro Catizone ha voluto fornire la sua testimonianza di quella che era, e lo è ancora seppur inglobata con la Ciba e la Sandoz nel colosso farmaceutico Novartis, un’importante realtà produttiva attiva nella nostra zona per quindici anni.
Geigy: la testimonianza
Su QUATTRO di aprile ho letto con interesse: “Midy – Storia e metamorfosi di un’azienda farmaceutica”. Al termine dell’articolo, Marino Vencato citava Novartis, il colosso svizzero nato dalla fusione di Sandoz con Ciba-Geigy e aggiungeva che Geigy, fino ai primi anni ‘70, aveva la sua sede in via Piranesi 44. Proprio in quegli anni io lavoravo in Geigy e probabilmente i meno giovani ne ricorderanno la sede prestigiosa ritratta nella foto. Purtroppo l’immagine non è delle migliori ma spero che possa essere utile per rinnovare qualche ricordo. I miei ricordi sono ancora molto nitidi anche a sessant’anni di distanza, da quando fui assunto alla Geigy (1960), proprio nel periodo in cui la società prendeva possesso della nuova sede. La zona mi piacque tanto che andai ad abitare in via Piranesi al 36, nella casa che ancora oggi resiste a fianco delle demolizioni recenti. Ancora un’altra realtà produttiva che lascia questa zona, ricca, a suo tempo, di aziende che ancora danno benessere a Milano; valga per tutte la Motta in via Battistotti Sassi. Del resto Geigy seguiva di qualche anno soltanto il trasfermento di CIBA che nel ’65 aveva lasciato la sede di viale Premuda per un nuovo sito ad Origgio in provincia di Varese. Entrambe le società operavano nell’ambito dell’industria chimica in generale, spaziando dai farmaceutici ai prodotti concianti, dai coloranti per stoffe ai prodotti per la casa. Entrambe avevano la sede centrale a Basilea e centinaia di filiali e stabilimenti in tutto il mondo con poco meno di centomila collaboratori.
Per ritornare a Geigy, nella sede legale di via Piranesi operavano circa 400 persone, per la maggior parte impiegati amministrativi ma anche operai e tecnici sia nei laboratori sia nel reparto di produzione di medicinali. Non credo che in questa sede possa interessare la cronistoria dettagliata delle fusioni tra aziende farmaceutiche né il nome dei loro tanti prodotti, sia in campo farmaceutico che nella chimica in generale, alcuni dei quali sono ancora oggi sul mercato. Vorrei porre l’accento sui cambiamente profondi che questi eventi commerciali hanno prodotto sulla vita dei quartieri e degli abitanti del quartiere.
Nel 1960 la città terminava in pratica con viale Corsica; dopo i Tre Ponti c’era la campagna. Proprio in quegli anni sorsero i nuovi quartieri verso l’Idroscalo e molti colleghi colsero l’occasione per acquistare casa vicino al luogo di lavoro. Nella nostra ditta, visto il recente trasferimento nella nuova sede – ripeto, prestigiosa – tutti eravamo convinti di avere trovato un posto di lavoro che sarebbe durato tutta la vita; del resto fino ad allora era sempre stato così. Nessuno poteva immaginare quali cambiamenti avrebbero preso avvio proprio in quegli anni. Per ritornare alla Geigy, la sua fusione avvenuta negli anni ’70 con la Ciba, comportò il trasferimento di tutto il personale ad Origgio. Centinaia di persone, con le loro famiglie, si trovarono nelle condizioni di dovere decidere se cambiare casa o sobbarcarsi il viaggio di andata e ritorno tra casa e luogo di lavoro. Voglio precisare che Ciba-Geigy si adoperò in tutti i modi per favorire i dipendenti, istituendo un capillare servizio di pullman che prelevava e riportava a domicilio il personale in tutte le zone di Milano e ci furono anche consistenti contributi aziendali per compensare disagi e tempi di percorrenza. Io come tanti altri abbiamo concluso la nostra vita di lavoro raggiungendo il massimo dei contributi pensionistici in questa grande azienda, oggi Novartis, con la quale manteniamo continui contatti e iniziative condivise anche dopo la pensione.
Ma detto questo, non si può ignorare che tutto ciò ha portato grandi cambiamenti per il quartiere. Non sono in grado di valutare se in meglio o in peggio, io posso soltanto dire che in questi giorni, dopo qualche anno, quando ho fatto un giro in bicicletta in via Piranesi, via Kolbe, viale Corsica e dintorni e quando ho visto il palazzo con appartamenti al posto della sede di Geigy e la “voragine” dove c’era la Midy Storia e metamorfosi di una azienda farmaceutica a fianco della mia vecchia casa, mi ha preso il “magone”. Non so cosa pensano le persone che abitano ancora nelle vicinanze ma su quelle della mia età (over 80), questi cambiamenti hanno provocato sicuramente profonde emozioni.
Romano Cavecchi
Il “Club dei 25”
Abbiamo poi incontrato in redazione Romano Cavecchi e Pietro Catizone, e sono venuti fuori tanti ricordi comuni. C’è ancora un legame forte con l’azienda che li unisce attraverso il “Club dei 25”, ovvero l’associazione che riunisce i pensionati Ciba – Geigy che vi hanno lavorato per 25 anni e che spesso si ritrovano per gite, cene, rimpatriate. Un’iniziativa “sponsorizzata” dalla direzione che ogni anno mette a disposizione una considerevole cifra per la gestione degli eventi che vengono programmati. Per quanto riguarda la Geigy e successivamente la Ciba Geigy, il racconto dei due amici ha riportato alla luce molti ricordi ed episodi. Di come il rapporto tra direzione e impiegati fosse molto buono, dei benefici economici che venivano elargiti, come l’istituzione dei premi annuali e i contributi concessi a chi abitando lontano da Origgio doveva addossarsi costi ulteriori per raggiungere il luogo di lavoro. Un viaggio nel tempo ricordando chi vi lavorava, impiegati, operai o dirigenti, con qualche pettegolezzo rimasto nel registratore, di come fosse strutturato il lavoro, con una forza lavoro molto ampia e suddivisa tra i vari stabilimenti, ognuno specializzato in un determinato prodotto, molti dei quali ancora oggi sono sul mercato, uno tra tutti il Voltaren, e tante altre piccole storie di vita. Comprese le famiglie che si sono poi formate “anche se – ha raccontato Cavecchi – qualcuno nelle alte sfere non vedeva di buon occhio queste unioni”.
Per completare il giro delle aziende che hanno dato vita a Novartis, che hanno avuto una presenza significativa in zona (anche la Ciba aveva una sede in viale Premuda, dove lavorava Pietro Catizone), incontreremo un ex dipendente Sandoz, di cui tutti in zona Vittoria ricordano l’imponente sede in via Arconati angolo viale Umbria.
©Sergio Biagini