Quando vi raccontiamo dei nuovi edifici in costruzione, lo facciamo partendo dalle interviste ai loro progettisti: gli architetti, categoria alla quale appartengo e che conosco bene. Ma non sono gli unici protagonisti delle vicende edilizie. Come nel realizzare un film non c’è solo il regista, ma, altrettanto importante esiste anche un produttore, nel caso dell’urbanistica questa figura è il costruttore.
Nel privato tocca alla figura del costruttore gestire economicamente il cantiere, dirigere gli operai e dare realtà all’idea che l’architetto ha concepito. Molto spesso rimane dietro le quinte. Perciò questa volta vogliamo parlarvi di uno di loro: Antonio Bassanini, “costruttore del Novecento” come titola un bel libro a lui dedicato.
Nasce nel 1899 a Rosate, in una famiglia di casari. La morte del padre nel 1901 costringe il resto della famiglia a un peregrinaggio tra Milano e la campagna, durante il quale riesce comunque a proseguire gli studi per diventare capomastro di cantiere. È durante la prima guerra mondiale che ha la fortuna di incontrare alcuni personaggi che cambieranno la sua vita, in particolare il professor Danusso, ingegnere esperto e pioniere delle costruzioni in cemento armato.
Finita la guerra, non senza tribolazioni – ricordo che Bassanini è un “ragazzo del ’99” (come mio nonno) – riesce a ottenere il diploma, ma deve rinunciare a proseguire gli studi e passa quindi direttamente ai cantieri, stavolta assunto dalla società del “padre” del cemento armato in Italia, l’impresa Porcheddu.
La situazione economica della famiglia migliora, tanto che in breve tempo viene aperta la società Fattorie Nuova Italia che porta il benessere e il definito trasferimento a Milano. Finita l’esperienza con l’impresa Porcheddu, il giovane perito edile Bassanini decide di mettersi in proprio e nel 1921 rileva una piccola ditta di manutenzione edili rivolta soprattutto a edifici religiosi. Nel 1924 fonda con Carlo Magnaghi la società “Magnaghi e Bassanini” con cui inizia anche l’attività di costruzione di edifici civili e industriali a Milano. Inizia anche il rapporto con la Fiera di Milano per la quale realizzerà numerosi padiglioni e l’ingresso monumentale di piazza Domodossola di cui oggi si possono ancora ammirare i grandi cancelli originali, tra i pochi manufatti sopravvissuti alle trasformazioni del complesso Citylife. Tra i padiglioni realizzati, e ora perduti, ve ne fu uno progettato dall’architetto Portaluppi, che, in quell’occasione, iniziò una collaborazione con Bassanini.

La Fiera è occasione per farsi conoscere e così arrivano le commesse di ditte come la Pirelli, la CGE e la Edison. Alla fine degli anni ’30 la società inizia a costruire edifici in proprio e il primo edificio, in viale Coni Zugna, viene progettato proprio da Portaluppi. In quegli anni realizza anche la nuova sede dell’azienda casearia di famiglia in via Maspero 20 (ora sostituta da un edificio residenziale). All’inizio degli anni ’30 il sodalizio con Magnaghi finisce, e per Bassanini è tempo di crescere ancora iniziando l’attività di costruzione di opere pubbliche, tra le quali possiamo ricordare la partecipazione alla copertura del naviglio interno di Milano e la realizzazione del ponte stradale ad archi che attraversa lo scalo ferroviario di Segrate. Siamo in pieno boom dell’uso del cemento armato in Italia, materiale la cui origine possiamo far risalire ai Romani e di cui l’Italia è grande utilizzatrice e sperimentatrice; l’impresa di Bassanini diventa una delle maggiori del belpaese. Per questo nel 1938 vince l’appalto per la costruzione di quella che è l’opera più nota tra le tante costruite: il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi dell’Esposizione Universale di Roma 1942 (oggi quartiere EUR), su progetto dell’architetto Adalberto Libera. Opera di grande innovazione architettonica per la quale rischiò perfino il confino andando in contrasto con le gerarchie fasciste per questione tecniche.
Negli anni della Seconda guerra mondiale sfrutta la sua posizione economica per mantenersi distante dalle vicende politiche, tuttavia, con l’intensificarsi del conflitto si trova, sotto minaccia, a dover collaborare con l’occupante nazista, riuscendo tuttavia, in collaborazione con il CLN, a sabotare le stesse opere di difesa che era chiamato a realizzare. Questo costerà molto alla sua società, oggetto di requisizioni operate a favore di imprese più collaboranti. Fu nel 1944 che si adoperò anche per favorire la fuga di alcuni ebrei dalla penisola, operazione che fu oggetto di ricatto da parte di una dipendente infedele. Finita la guerra è il momento del boom e della ricostruzione di cui la sua società è ovviamente protagonista.
Bassanini, da sempre vicino al mondo cattolico, diventa militante della DC per la quale rifiuta anche la candidatura a parlamentare nel 1953, per non rinunciare alla sua indipendenza. Diventata figura di massimo prestigio nel mondo dell’edilizia, negli anni ’70 chiuderà la società sua omonima per trasferire tutta l’attività alla FINPA guidata dai figli e si ritirerà in Svizzera preoccupato per il clima ostile che si stava sviluppando dopo il ’68.

Sfogliando il libro a lui dedicato “Antonio Bassanini. Costruttore del Novecento. Vita e Opere” di Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio del Castillia, Silvana Editoriale, è molto interessante vedere la sequenza cronologia delle foto dei molti edifici realizzati, e percepirne l’evoluzione architettonica che inizia con un sobrio eclettismo della Palestra dell’Opera Cardinal Ferrari in via Santa Sofia a Milano; si passa poi al monumentale novecentismo del Palazzo Ghidoli in piazza Fontana, al razionalismo pre bellico del Palazzo dei Congressi dell’EUR e al razionalismo post-bellico del palazzo uffici e abitazioni di Caccia Dominioni in Corso Europa.
Idee e architetti che cambiano, un’unica mano che ha realizzato.

 

Gli edifici di Antonio Bassanini in municipio 4

Siamo quindi andati alla ricerca degli edifici realizzati nella zona 4 dalle imprese dirette da Antonio Bassanini (alcuni non più esistenti). Oltre alla sede dell’impresa di famiglia abbiamo:
-1925 stabilimento farmaceutico in corso XXII Marzo 111, progetto di G. L. Meyer per la Basset-Cherchot di Lione;

Lo stabilimento farmaceutico in corso XXII Marzo 111, non più esistente

-1930 stabilimento industriale in via Piranesi 18, progetto dell’ufficio tecnico Bassanini per la Gandolfi Polenghi Lombardo;
-1930 hangar di Taliedo, progetto ingegner Giuseppe de Vincentis, per la Caproni;
-1930 hangar di Taliedo (e Baggio e Cinisello), progetto ingegnere Erminio Alberti per il demanio dell’Aeronautica;
-1930 centrale di pompaggio e serbatoio di viale Enrico Martini 4, per il Comune di Milano;
-1930 chiesa di S. Michele Arcangelo e Santa Rita in piazza Gabrio Rosa, progetto architetto Felice Pasquè. Edificio di culto fra i tanti commissionati dal Cardinal Schuster, si caratterizza per la sua pianta a croce latina coperta da volte a botte e da una cupola. La struttura è realizzata in cemento armato e le facciate risultano ricoperte con il tradizionale mattone lombardo, con un ideale collegamento tra passato e futuro del costruire;

La chiesa di S. Michele e S. Rita in piazzale Gabrio Rosa, in una foto del 1935

-1935 edificio conventuale della chiesa di S. Antonio in viale Corsica, progetto degli architetti Luigi e Felice Nava;
-1935 chiesa di S. Galdino in via Zama 19, progetto della Scuola Superiore d’Arte Cristiana Beato Angelico (poi demolita e sostituita con l’attuale chiesa in via Salomone 23 inaugurata nel 1987);
-1940 edificio per abitazioni in corso XXII Marzo 43, progetto dell’ufficio tecnico Bassanini per l’Imm. Abeba;


-1950 fabbricato industriale di via Toffetti, via Avezzana, progetto architetto Ettore Rossi, per la Motomeccanica S.p.A.