Un tema importante a cui è doveroso riservare una sempre maggiore attenzione è il benessere psicofisico degli anziani. Un modello di assistenza innovativo, dedicato a persone con decadimento cognitivo lieve-moderato e alle loro famiglie, è rappresentato dai Centri di Incontro, presenti in quattro municipi a Milano, fra cui il Centro di via Mompiani 5 in zona 4.
Abbiamo chiesto di illustrarci l’iniziativa alla dottoressa Caterina Pacenza, Psicologa coordinatrice dei Centri del Comune di Milano. «I Centri d’Incontro nascono in Olanda nel 1998 e in Italia nel 2015 grazie al progetto di ricerca europeo MeetingDem di cui Fondazione Don Gnocchi è stata capofila. Seguiamo un protocollo validato, con attività ricreative, creative e terapeutiche che permettono alle persone con decadimento di esprimersi ed essere coinvolte. I Centri sono predisposti per accogliere 30 persone, 15 diadi con l’utente e l’accompagnatore, e sono aperti tre giorni alla settimana, dalle 9 alle 12.30. Il nostro intervento è rivolto a tutta la famiglia, proponiamo anche incontri di psicoeducazione, per aiutare i familiari a gestire la quotidianità».
«Le specificità del Centro di Incontro – dichiara inoltre Pacenza – sono molteplici: si rivolge alla parte iniziale della malattia, il prendere in carico l’intera famiglia, il riconoscere alle persone con problemi di memoria la possibilità di continuare ad avere un “ruolo” e ai familiari di avere a disposizione un modeling fornito da professionisti specializzati. Fra gli obiettivi vi sono il supporto di tutte le persone coinvolte e il contrasto all’isolamento sociale».
La dottoressa Alessia Medetti, psicologa referente del Centro di via Mompiani ci ha spiegato:«Il mercoledì mattina durante la giornata condivisa seguo il gruppo di supporto e per chi lo richiede sono disponibile per colloqui individuali aperti sia all’utente con disturbo neurocognitivo sia al caregiver. Il punto di forza del programma è rispondere ai loro bisogni in uno spazio comune in cui entrambi possano anche ritrovarsi, condividere nuovamente una relazione in questa fase della vita».
La referente per l’attività motoria, dottoressa Silvia Zerbeloni ci evidenzia che «molti utenti hanno sviluppato interazioni, mettendosi in gioco, aprendosi a incontri diversi con persone provenienti da vite differenti ed esprimendo le loro sensazioni di felicità». Le principali attività proposte in cicli sono: arteterapia, musicoterapia, danza-movimento terapia, gite in esterno e visite a musei.
Vi riportiamo due testimonianze emozionanti. Maria Cristina, caregiver, ci racconta: «Abbiamo iniziato durante la pandemia, è stato difficile; mio papà è particolarmente anziano e non abituato a relazionarsi con qualcuno al di là di uno schermo, seguivamo tutto, anche attività motoria e le uscite al parco. Tornare in presenza è stato bellissimo. L’aiuto importante per me è stato il confronto con le altre persone che vivono la stessa situazione; insieme affrontiamo certi temi delicati, a volte piangiamo e ci diamo una mano scambiandoci le esperienze. La musicoterapia ci è piaciuta molto, prima mio padre cantava solo le canzoni degli alpini, mentre vederlo poi contento intonandone altre è anche la nostra felicità».
«Qui si respira l’aria di condivisione – ci dice Gianni, molto attento e disponibile verso gli altri – ascoltarsi e parlarsi, volersi bene sono importanti. Vengo volentieri perché il clima è piacevole e vivo questi momenti con molta soddisfazione. Anche da piccolo quando andavo all’oratorio mi piaceva avere gli amici con cui ad esempio imparare a suonare la chitarra e in questo Centro trovo e conosco altri amici».
L’impegno rivolto a conservare e favorire relazioni, espressioni, ricordi e sentimenti è un segno di rispetto dei valori della qualità della vita, dignità e civiltà.
Antonella Damiani