La passione per la ristorazione fa parte del DNA della famiglia Gerosa, che da oltre cento anni si tramanda questa arte da quando Vittorio Gerosa, così narra la storia di questa famiglia, passeggiando o transitando in calesse per Chiaravalle notò una locanda, già attiva dal 1860, e decise che sarebbe stata sua. Nasceva, per la precisione proseguiva l’attività, la Trattoria al Laghett, che ancora oggi si affaccia sul laghetto, scarso d’acqua, a ridosso del vecchio tracciato ferroviario dove transitavano i treni verso Pavia all’ombra della vicina Ciribiciaccola.
Nella stessa casa e nelle stesse sale che ancora oggi accolgono gli amanti della buona cucina si sono avvicendate sette generazioni rappresentate attualmente da Rosella Gerosa e soprattutto dall’ancora giovane novantunenne mamma Giuseppa, detta Pinuccia, detta Pina. Un’arzilla signora d’altri tempi, un deposito di ricordi da cui attinge per raccontare episodi e aneddoti, e che ogni mattina scende ad aprire “bottega” e alla sera si assicura che tutto sia in ordine per il giorno dopo.

Rosella, a sx, e Pinuccia

Una famiglia che si è tramandata la passione e le ricette che sono state rivisitate nel tempo ma mantenendo i gusti e i sapori di una volta. Così è stato per Arturo, Adelina, Vittorio, Angioletta, Paolo, fino a Rosella e Matteo, il cui giovane cuore improvvisamente cessò di battere nel 2020, che aveva in mano la gestione del ristorante. Gestione che, come detto, oggi prosegue con mamma Rosella pronta ad accogliere i clienti, prendere le prenotazioni, occuparsi degli approvvigionamenti per la cucina, attinti anche dai due orti da dove arrivano le zucche per i risotti o i ravioli, i fiori delle zucchine per gli antipasti o i kiwi, e non ultime le nocciole, ingrediente principe della “sbrisolona” fatta ri-go-ro-sa-men-te in casa.

Ascoltando Rosella e Pinuccia è come fare un viaggio nel passato con tutte le vicende di famiglia che hanno sempre ruotato attorno a questo posto: il papà di Rosella che lavorava al Brown Boveri, prima di essere “assunto” al Laghett, l’osteria della mamma di Pinuccia e l’attività di pollivendolo del papà, gli operai della Redaelli che al mattino prima di andare in Ferriera passavano a bere il grigio-verde (grappa e menta) o i maggiordomi delle famiglie altolocate di Milano che venivano a prendere in carrozza i piatti ordinati qualche giorno prima, la zia Adelina che con i soldi di una eredità acquistò quello che ancora oggi resta uno dei ristoranti più antichi di Milano.
E ci sarebbe altro ancora da scrivere. Come i personaggi che si sono accomodati ai tavoli. Tanto per dire: Pietro Annigoni, il pittore delle regine, don Giussani, Enzo Bearzot, uno degli eroi dell’indimenticabile Italia-Germania, Vincenzo Torriani, patron del Giro d’Italia e don Piero Carnelli che ne era il “parroco” e al quale è dedicata una piazza in zona 4, Pietro Cascella, l’artista che voleva portarsi a casa uno dei tavoli della sala, Carlo Cracco, qui in incognito la prima volta e ospite fisso con la famiglia negli anni, Walter Chiari e Alida Chelli, Enzo Biagi e per finire Gualtiero Marchesi che non riuscì a fare, come si direbbe oggi, un contest con Vittorio Gerosa per determinare chi dei due avrebbe cucinato la migliore cotoletta alla milanese.

Tutte notizie che arrivano dalle voci di Rosella e Pinuccia, ma anche da un libro scritto a sei mani con Maria Lembi, un’amica di Rosella, che raccoglie l’affascinante storia di una famiglia e di un ristorante e che è stato fatto per ricordare Matteo, al quale è intitolata l’associazione MALU, acronimo di Matteo Malusardi. Un libro, e le iniziative collegate, il cui ricavato va a sostenere la passione sportiva di Matteo e opere di beneficenza. La parte sportiva si è tradotta in un campo da basket, del quale Matteo era appassionato, in Burundi, mentre la parte benefica ha consentito all’associazione Qiqajon di acquistare strumenti per il laboratorio di falegnameria. Gli ultimi introiti delle iniziative organizzate, sempre appoggiandosi a Vispe, Volontari italiani solidarietà paesi emergenti, contribuiranno a fornire per un anno il latte in polvere ai bambini in Burundi.
Il futuro?
«Il futuro di Al Laghett è Mauro, il cuoco, figlio di un mio carissimo amico di infanzia, che coordina la brigata della cucina. Spero sia lui la persona che porterà negli anni a venire i piatti della tradizione Gerosa».
Sicuramente Rosella sarà sempre lì a fare da chioccia.