Via Arconati e la Sandoz

Terzo capitolo della storia delle aziende farmaceutiche che avevano sede in zona 4. Questa volta protagonista è la Sandoz che, come Midi e Geigy apparse sui numeri 222 e 224 di QUATTRO, nasce in Svizzera dove nel 1886 Alfred Kern e Edouard Sandoz fondano a Basilea un’azienda farmaceutica specializzata in coloranti e successivamente in campo farmaceutico, che alla morte di Kern nel 1895 diviene Sandoz.
La Sandoz Società Anonima nel 1922 approda a Milano espandendosi sempre più sul mercato farmaceutico con l’acquisizione di altre società del settore, arrivando negli anni ‘60 in via Arconati angolo viale Umbria nel caratteristico edifico a cubo che molti lettori ricorderanno. L’edificio venne poi riqualificato con un bell’intervento e, dopo la Total e Barclays Bank, ora ospita Pearson ed Everis.
In questa sede dove lavoravano ai tempi 450 impiegati, fu assunto nel 1981 il nostro testimone, Moreno Mancini, che vi rimase fino al 1 luglio 1997 quando la Sandoz si trasferì a Origgio, essendo avvenuta la fusione con Ciba e Geigy, dando vita a Novartis, il colosso mondiale della farmaceutica. Ospite nella nostra redazione, Moreno Mancini ha ripercorso con noi la sua storia alla Sandoz dall’assunzione come impiegato, divenendo poi capo della Contabilità industriale e successivamente responsabile Operazioni contabili del ciclo passivo (costi aziendali, ammortamenti e merci). Dalle parole di Moreno Mancini, oltre a episodi della sua vita come i sacrifici fatti per conseguire il diploma di ragioneria e programmatore esperto, vista la precaria situazione economica successiva alla morte del padre, si ricava l’impressione di un’azienda molto ben strutturata, che teneva ottimi rapporti interpersonali.  Nonostante il 2009 sia stato l’anno del suo pensionamento, Moreno Mancini dice «… la considero ancora come casa mia».
Come Romano Cavecchi della Geigy, Mancini è parte attiva del “Club dei 25”, il gruppo dei pensionati dell’odierna Novartis, collaborando con suoi articoli al giornalino dell’azienda.                                                              ©S.B.

L’esperienza lavorativa e umana in Sandoz

Quarant’anni fa, poco tempo dopo aver pianificato il matrimonio, mi trovai nella dolorosa situazione di dovermi cercare un nuovo lavoro. L’ACNA, la più grande azienda produttrice di coloranti in Italia, facente parte del gruppo Montedison che si contendeva con la Fiat il titolo di più grande azienda italiana, comunicò ai dipendenti che avrebbe chiuso i battenti. L’ACNA aveva relazioni commerciali con la Sandoz. Quando al sabato sera dopo il cinema accompagnavo a casa la mia fidanzata passando per via Arconati le dicevo: “Questa sarebbe una buona azienda in cui lavorare, è solida e comoda da raggiungere”. Intanto rispondevo alle inserzioni di ricerca personale pubblicate sul Corriere della Sera, ebbi diversi colloqui con aziende di selezione e faticai a crederci quando un selezionatore mi disse che si trattava della Sandoz che dopo aver esaminato il mio curriculum, trovandolo corrispondente alle proprie esigenze decise di assumermi. Prima di essere assunto ignoravo che Sandoz oltre a coloranti e prodotti chimici producesse e vendesse anche agrochimici e farmaceutici dei quali iniziai ad occuparmi in un secondo tempo. A fine giornata e durante la pausa pranzo era piacevole passeggiare in piazzale Martini, bere un caffè dal signor Angelo e guardare i bei gioielli esposti dalla signora Magnani o recarsi in Largo Marinai d’Italia che gli anziani milanesi chiamavano ancora “el verzee”. A fianco c’era la stazione di Porta Vittoria che permetteva a un nostro prezioso tecnico che regolava l’impianto di riscaldamento e condizionamento di arrivare tutti i giorni da Castelleone (alzandosi alle quattro di mattina).
Il settore farmaceutico nel corso degli anni divenne il più profittevole, grazie ai buoni ricavi; durante gli anni Sessanta decisero di costruire lo stabile di via Arconati. In seguito Sandoz acquisì un’autorimessa in via Vertoiba e alcune case in via Monte Ortigara. Il progetto, abbandonato dopo la crisi degli anni Settanta, era di possedere l’intero isolato fra viale Umbria e le tre vie per realizzare una grande sede per il personale impiegatizio conservando i due stabilimenti di produzione a Palazzolo milanese e in via Quaranta.

Rimasi sorpreso quando seppi che LSD(25) significava Laboratories Sandoz Division. Sandoz dopo l’esito della sperimentazione decise di non metterlo in commercio ma un dipendente decise di lasciare l’azienda, produrlo e commercializzarlo per fini che non avevano niente a che fare con la cura dei disturbi comportamentali.
Sandoz era presente in diverse aree terapeutiche con farmaci d’eccellenza, dal noto Optalidon contenente barbiturico affiancato in seguito dal Neoptalidon privo di barbiturico, l’Hydergina un vasodilatatore delle via arteriose che favorendo l’afflusso di sangue al cervello preveniva o ritardava il più possibile la demenza senile, il Calcium Forte per irrobustire lo ossa prevenendo fratture, la Calcitonina efficace contro la sclerosi multipla. Uscì anche il Sandimmun, un farmaco straordinario che impedisce il rigetto degli organi trapiantati senza danneggiare il sistema immunitario che deve funzionare per respingere tutti gli organismi estranei. Ricordavo che il primo paziente al quale il professor Barnard praticò un trapianto di cuore morì proprio per il rigetto. Lavorare in un’azienda che mise sul mercato un prodotto che consente di vivere a migliaia di persone bisognose di un trapianto di cuore fegato fu motivo d’orgoglio.
Con la crescita del settore farmaceutico gli spazi di Milano iniziavano a essere stretti, si pensò di creare un nuovo polo con produzione e uffici a Tavazzano, e fu acquisito un terreno adatto allo scopo. Nel 1990 dopo aver fuso Sandoz e Sarma, le varie divisioni della Sandoz divennero società; quello fu il telaio dal quale sarebbe poi nata Novartis, mentre alcune di queste società acquisirono i rami aziendali di Ciba Geigy.

La fusione fra Sandoz e Ciba Geigy

L’annuncio della fusione fra Sandoz e Ciba Geigy avvenuto nel 1996 sconvolse i piani pregressi. Il progetto di Tavazzano fu abbandonata e il terreno rivenduto, la sede amministrativa e commerciale divenne Origgio, lo stabilimento di via Quaranta (uno dei pochi in Italia ad avere la certificazione FDA necessaria per importare farmaci negli USA), fu scorporato e presieduto dal dottor Miglio, presidente di Sandoz Holding e primo amministratore delegato di Novartis Italia assumendo il nome di Mipharm. Collaborò a lungo con Novartis e circa vent’anni dopo fu acquisito da un fondo comune d’investimento.
La produzione si sarebbe concentrata a Torre Annunziata, lo stabilimento italiano specializzato nella produzione di compresse e confetti oltre a un innovativo reparto biologico dedicato alla produzione di un farmaco contro l’anemia mediterranea. Ciba Geigy da qualche anno aveva creato centri d’eccellenza produttiva per tutto il mercato europeo in alcune nazioni: forme solide in Italia, supposte in Francia, Fiale e soluzioni in Germania e via dicendo.A molti dipendenti dispiacque lasciare Milano per Origgio, gli abitanti in zona est dovevano percorrere 100 chilometri di strada al giorno, così un autobus che partiva da San Donato aiutò a ridurre i disagi; altri entrarono in Mipharm che, scorporandosi, aveva bisogno di più impiegati. Novartis che significa Nuova Arte (di fare azienda) si concentrò su Farmaceutici e Agrochimici in seguito scorporati per dar vita a una nuova società chiamata Syngenta.
Fra tutte le considerazioni che possono scaturire dall’espandersi di un’azienda multinazionale farmaceutica, quella che mi piace di più riguarda l’aumento del numero di persone che possono curarsi e la speranza che anche ai poveri sia consentito curarsi, ma questo più che dalle aziende dipende dai governi delle singole nazioni.
Tutti questi eventi si sono sempre svolti in un clima di reciproco rispetto fra azienda e dipendenti, non è un caso che Novartis sia posizionata in alto nella speciale classifica “Great Place to work” che individua le aziende nelle quali è più gradevole lavorare.

Anche sul fronte della ricerca le soddisfazioni non mancarono, Novartis mise sul mercato Glivec un prodotto che guarisce la leucemia mieloide cronica. Fu un piacere ascoltare una paziente raccontarci di essere completamente guarita da quel tipo di leucemia senza perdere neanche una giornata di lavoro né cambiare le proprie abitudini di vita. Ricevemmo anche la visita del professor Mandelli (presidente di AIL), che ci disse quanta soddisfazione provava nel dire ai malati: “Lei vivrà” dopo aver detto per troppi anni ai pazienti che li avevano preceduti che per quella malattia non esisteva nessun rimedio.
Dopo la nascita di Novartis il marchio Sandoz tornò in auge e fu attribuito a due aziende acquisite, una per produrre e una per commercializzare farmaci generici. Molte volte mi sono trovato a riflettere sul perché quelle tre aziende svizzere, Ciba, Geigy e Sandoz ebbero successo mentre la nostra grande Montedison si ridimensionò fino a sparire. In tutto il mondo, Svizzera inclusa, le aziende nascono, falliscono, acquisiscono e vendono; magari è una pura coincidenza ma la Svizzera, poco più grande della Lombardia, ha un ruolo prestigioso nella realtà industriale internazionale. Inoltre è sempre stata accogliente nei confronti di tutti: dagli ebrei desiderosi di sfuggire alle leggi razziali, a prestigiosi artisti fra i quali l’adorabile Audrey Hepburn ma anche semplici immigrati e molti frontalieri italiani che lavorando e depositando i risparmi in Svizzera e spendendo in Italia, benché con mansioni umili raggiunsero un discreto benessere. Che sia dovuto alla sua neutralità plurisecolare che decorre dalla battaglia di Marignano combattuta nel 1515? Forse fu allora che presero la saggia decisione di dedicarsi a ciò di cui la gente aveva bisogno: formaggio, cioccolato e altri prodotti utili fra i quali i farmaci. Se il motivo fu quello possiamo sperare che quel bell’esempio sia imitato da tanti paesi belligeranti in ogni parte del mondo.
Moreno Mancini

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