«Ho imparato a disegnare prima ancora che a parlare. Si può dire che sia nato con la matita in mano. Disegnavo molto sui muri della cucina, poi dovettero farmi concentrare sui fogli di carta o avrei rovinato la casa». A raccontarci gli esordi di una passione per l’illustrazione grafica, sfociata in un lavoro a tempo pieno con clienti italiani e internazionali, è Carlo Stanga, che ha disegnato e colorato la bellissima copertina di «Porta Vittoria, che storia!», in collegamento dal suo studio di Berlino. Gli occhiali grandi con la montatura scura incorniciano lo sguardo curioso del bambino, che non smette mai di stupirsi delle cose, mentre dentro di sé custodisce un mondo di linee e geometrie che gli permettono di tracciare su carta geografie urbane.
I suoi sono «ritratti di città»: «Considero le città come delle persone, con un loro carattere e con delle loro caratteristiche. Non si tratta per forza di ritratti somiglianti, ma sono sempre sfaccettati. In genere le ritraggo in momenti gioiosi perché mi piace questo aspetto un po’ ludico, che tende a ridare un’immagine positiva del luogo. “Illustrare” dal latino significa “illuminare” e illuminare qualcosa significa cercare di renderlo più chiaro, più luminoso e di approfondirlo. Milano ha una personalità laboriosa, molto frenetica, ma anche dei lati molto dolci e romantici. Chi la conosce sa che dopo il lavoro ci sono momenti in cui si lascia andare alla cultura e al riposo. Milano è una signora che sa anche godersi la vita».
Questi sono i tratti distintivi anche della nostra copertina, dominata dall’obelisco di piazza Cinque Giornate e, alle sue spalle, dalla peculiare architettura del palazzo di Frisia, accanto al Cinema Colosseo. Al di sopra di tutto, un cielo solcato da tanti fili del tram: «Una cosa molto tipica di Milano, che colpiva molto un ragazzo come me che veniva da fuori città e che ho voluto esaltare».
«Per creare un’illustrazione procedo a strati. Prima scatto molte fotografie da più punti di vista e vado alla ricerca di cartoline d’epoca della zona, perché mi piace capire che storia hanno avuto i luoghi prima di disegnarli. Poi faccio una serie di disegni dei vari edifici che voglio ritrarre e, successivamente, li scansiono e li assemblo con l’ausilio del digitale, ma senza mai modificare l’immagine. Un lavoro di assemblaggio che resta sempre fedele alla manualità».
Nato nel 1966 a Soncino, un paese della “bassa”, dominato dalla Rocca sforzesca e punteggiato di chiese – una forse affrescata da un giovane Caravaggio –, Stanga trova in questa cittadina in miniatura le sue prime ispirazioni. Anche se il viaggio della vita è a Roma, quando ha 8 anni. «Rimasi sconvolto dalle architetture classiche, in particolare dal Pantheon. Ero partito che volevo fare l’astronauta, tornai con il sogno di fare l’architetto».
Dall’altra parte Milano, a 65 km di distanza, perenne punto di riferimento per la sua modernità e il suo dinamismo. Durante gli anni di Architettura al Politecnico, l’urgenza di avvicinarsi al mondo dell’illustrazione, quando ancora pochi in Italia sapevano cosa fosse, è così forte che si iscrive a una scuola di fumetto in via Savona 10. È qui che inizia a collaborare con il designer Bruno Munari. «Aveva circa 80 anni, ma faceva dei laboratori creativi con bambini di età pre-scolare, interagendo al loro livello, senza imporre nulla, ma lasciando loro la massima libertà. Questa esperienza mi ha aiutato a liberarmi da insegnamenti troppo accademici e a trovare il mio stile e il mio linguaggio personali. E oggi, in un momento in cui è esplosa l’illustrazione, è importante sapersi distinguere. Il mio è un lavoro sartoriale, che mette insieme le mie passioni: il disegno, l’illustrazione, i viaggi, l’architettura e l’urbanistica. Tendo per questo a rappresentare soprattutto le città».
Nel 2005 inizia a collaborare con Repubblica – quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della sua carriera di illustratore –, dove resta fino al 2016. Seguono tante altre collaborazioni con le principali testate italiane e con clienti internazionali, e numerosi premi. Nel 2015 scrive e illustra I am Milan, il primo titolo di una raccolta di libri, edita da Moleskine, dedicata alle principali città del mondo, seguito da I am London e I am New York, e in vendita insieme alle sue stampe nella cartolibreria Fratelli Bonvini.
Da bambino i suoi soggetti preferiti non erano le classiche casette, ma «tante streghe sulle scope e tanti elicotteri. E poi alberi tutti diversi fra loro». Questa visione aerea sulle cose, questo punto di vista dall’alto, insieme ad un certo gusto per la varietà e la molteplicità, sono rimasti i segni distintivi dell’arte di Stanga, che come Calvino ama planare sul mondo dall’alto per scioglierne la complessità attraverso linee rette e colori gioiosi.