È Hannes Peer in persona ad accoglierci nel suo studio in Porta Vittoria, realizzato in quella che una volta era una tipografia. Lo spazio conserva intatto il suo fascino industriale sviluppandosi su più altezze, un dettaglio che è stato sapientemente sfruttato per definire ambienti dalle funzioni diverse. A dominare l’ingresso il lampadario modulare composto da varie lastre colorate di vetro di Murano tratto dalla collezione Paesaggio realizzato dallo stesso Peer in partnership con SEM (acronimo di Spotti Edizioni Milano) e da 6:AM. L’intero studio è un racconto visivo: un ambiente eclettico che combina gessi di sculture classiche, pezzi di modernariato, oggetti di design e opere scultoree. Il pavimento in resina riflette ogni elemento finendo quasi per moltiplicare lo spazio.
Ma facciamo un passo indietro. Nato in Alto Adige, dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano, Hannes Peer ha conquistato un posto di rilievo nel mondo dell’architettura e del design, tanto da essere inserito nel 2023 nella lista AD100 stilata dalla rivista Architectural Digest, che ogni anno raccoglie visionari, creativi e innovatori provenienti da tutto il mondo. Eppure, parlandoci, emerge una sincera modestia, figlia della consapevolezza di essersi realizzato da solo, col proprio lavoro e nonostante le tante difficoltà.
Dopo aver lavorato per altri studi, nel 2009 fonda Hannes Peer Architecture. Occupatosi a lungo di retail, dal 2019 ha cominciato muovere i primi passi nel design grazie anche all’incontro con la gallerista di origini iraniane Nina Yashar, pioniera del design da collezione (in particolare quello vintage). Col passare del tempo lo studio si è progressivamente ingrandito, arrivando anche a realizzare progetti di portata internazionale soprattutto nel campo dell’hospitality. Insieme alla crescita del lavoro sono arrivati anche i primi riconoscimenti, in Italia come all’estero, con la pubblicazione dei suoi lavori sulle principali riviste di settore.

Studio di Hannes Peer – Ph ©Helenio Barbetta
Oggi Hannes Peer Architecture si muove lungo tre direttrici: design, architettura e urbanistica. Un meraviglioso esempio di quest’ultimo campo d’azione lo abbiamo a Roma, dove per conto della soprintendenza ha dato un nuovo volto alle Terme di Caracalla con il progetto Water Mirror.
A fare da filo conduttore di tutto il suo lavoro il continuo porsi domande, arrivando finanche a mettere in dubbio la disciplina stessa. Una postura critica ereditata dall’esperienza alla Technische Universität di Berlino.
Atteggiamento che abbiamo potuto vedere bene durante l’ultima design week, con la sua installazione “Crash” realizzata in collaborazione con Margraf, una delle aziende leader nel settore del marmo. Con questo lavoro Peer ha voluto interrogarsi e interrogarci sull’uso del marmo in architettura, proponendo di andare oltre il suo solito uso bidimensionale. Blocchi di marmi provenienti da tutto il mondo, trattati con un linguaggio quasi scultoreo per promuovere un uso più consapevole di questo materiale prezioso, troppo spesso ridotto a mera superficie da rivestimento.
A Milano Hannes Peer ha realizzato diversi progetti di architettura d’interni, soprattutto in ambito residenziale. Un bell’esempio lo troviamo poi proprio nel nostro municipio: si tratta di Signor Lievito, un forno artigianale situato al 26 di via Mastri Campionesi. Il nome rende omaggio al cuore vivo di tutte le loro preparazioni: un lievito madre di oltre 120 anni proveniente da San Giorgio a Cremano e custodito da Natalija Nikitina, lettone di origine che dopo la pandemia si è dedicata alla panificazione. L’uso del legno e delle piastrelle in terracotta contribuisce a creare un ambiente dal fascino rustico. La prossima volta che vi dovesse capitare di passarci davanti, se non l’avete ancora fatto, prendetevi un momento per osservare questo piccolo gioiello.