“Calvairate è un quartiere di Milano…”: comincia con queste parole il nuovo romanzo di Francesco Recami, tredicesimo e ultimo episodio – puntualmente uno all’anno senza contare i racconti – delle avventure giallo-comiche degli abitanti della Casa di ringhiera. E dalla casa di ringhiera del Casoretto dove vive come sempre, questa volta la banda di pensionati, coinquilini, figli e comprimari si muove con un piano ardito e criminale, un Colpo grosso ai Frigoriferi Milanesi di via Piranesi come si vede solo al cinema: sopralluoghi, travestimenti, tunnel scavati con la ruspa ai Tre Ponti, caveau fatti saltare con l’esplosivo, diversivi inscenati da finte cameriere e femme fatale, inseguimenti rocamboleschi in autostrada, equivoci e suspense, tradimenti e colpi di scena. Ma tutto da ridere, o meglio da sorridere come è nelle corde dell’autore, abilissimo a prendere in giro il genere, i suoi personaggi e anche – elegantemente – se stesso.

Come mai proprio qui a Calvairate, Recami?
«Per caso, in effetti. Una volta sono capitato a un incontro letterario ai Frigoriferi Milanesi e quell’incrocio di salotto intellettuale un po’ fighetto e deposito di sicurezza ha fatto scattare la prima idea. Del resto anche nella Casa di ringhiera mi ci ero imbattuto per caso, dieci anni prima, ospite di amici al Casoretto. Appena vista ho capito che era il posto che faceva per me, una situazione in cui tutti vivono accanto agli altri e si tengono d’occhio a vicenda, ideale per sistemarci una vicina pettegola, un tappezziere pensionato col pallino dell’investigatore, un’ex insegnante intraprendente, un taxista con la mania delle auto di lusso… Un teatrino dove muovere i personaggi come un burattinaio, nella parodia degli stereotipi del giallo o, in questo caso, della grande rapina al treno».

Non per contraddirla, ma l’ambientazione si porta dietro in chiave satirica un pezzo di realtà cittadina e sociale. Per esempio qui aggiunge alla sua galleria i coniugi Scemaghi, “precisini eco-compatibili parasteineriani” tutti cibo biologico, gruppi d’acquisto solidale e scrupolosissimi nella raccolta differenziata. Che nella trama della rapina si infilano partecipando proprio ai Frigoriferi Milanesi a un flashmob contro i restauri moderni dell’archeologia industriale.
«Eh, sì, ho calcato un po’ la mano, coi poveri Scemaghi, a cominciare  dal nome… Ma, come scrivo anche nel libro, gran parte delle loro scelte ecosostenibili io le condivido, mi sono solo divertito a raccontare la difficoltà di partecipare a tanti comitati contemporaneamente, magari in contrasto tra loro come quelli a favore del  restauro architettonico e per il verde spontaneo.

Sarà che l’ironia funziona meglio con gli amici? Il direttore dei programmi culturali ai Frigoriferi Milanesi, intellettuale un po’ narciso e molto sensibile alla seduzione femminile, è ispirato a qualcuno?
«Certo che l’ho ricalcato su Francesco Cataluccio, che nella realtà fa benissimo quel lavoro e che era mio compagno di università a Firenze. Ma sono sicuro che ha una vita sentimentale meno burrascosa del suo alter ego».

A proposito di rapporti burrascosi, in un colpo di scena tra i più imprevedibili del libro i suoi personaggi finiscono per prendersela anche con l’autore, cioè proprio con lei…
«È quando esagero a creare i contrattempi indispensabili per la trama, come bloccare con un guasto meccanico il motore dell’auto in fuga. A quel punto i personaggi si ribellano, quando è troppo è troppo. Cominciano a sospettare – anche a ragione – che il narratore si sia stufato della trama e di loro. Il metaromanzo è una scelta assai rischiosa, di solito al lettore non piace perché è un po’ come dirgli che non capisce niente, che sta leggendo cose senza senso. Ma ho voluto permettermelo lo stesso».
Vuol farci capire che Colpo grosso potrebbe essere l’ultimo della serie della Casa di ringhiera?
«Io non l’ho detto. Ma ciascuno è libero di interpretare. Nel frattempo a ottobre pubblicherò un libro con Mar dei sargassi, un piccolo brillante editore di Napoli. Si intitola Mondo cane, non nel senso del film ma nel senso di una catena di prodotti per animali. E nel 2024 con Sellerio Wunderland, un romanzo più metafisico ambientato al Miniatur Wunderland di Amburgo, dove c’è il più grande plastico ferroviario del mondo. Il fatto è che io il giallo come genere lo amo e lo odio. Se persino i miei personaggi se ne sono accorti, figuriamoci i lettori…».