Un servizio per promuovere l’autonomia e l’inclusione sociale delle persone con disabilità
Un loft di 500 metri quadrati all’interno di un condominio di via Monte Velino 17. È qui che si trova il Centro Socio Educativo (CSE) Il Mappamondo, un servizio educativo diurno che accoglie ragazzi, giovani e adulti con disabilità e potenzialità differenti. L’ambiente è accogliente e bene organizzato per svolgere tutte le attività necessarie a fare un lungo, articolato percorso con gli utenti, qui chiamati “protagonisti” al fine di favorire esperienze e processi di crescita e integrazione sociale. La ricettività è di 30 persone tra i 16 e i 50 anni; 5 gli under 18. Ci sono ragazzi con ritardo mentale generalizzato e disturbi pervasivi dello sviluppo, con sindrome di Down o con sindromi di altro tipo, persone con disabilità media che vengono accolte laddove venga evidenziata la possibilità di valorizzare la parte delle autonomie.
Il Mappamondo è un servizio attivo dal 2012 convenzionato con il Comune di Milano. Fu realizzato dall’Associazione La Nostra Comunità, con sede in via Zante 36, proprio per soddisfare un’esigenza rilevata dal Comune in questa zona. In genere gli utenti arrivano qui indirizzati dai servizi sociali. C’è un iter da seguire e una lista d’attesa. Possibile anche accedere in modo diretto con una compartecipazione alla spesa da parte delle famiglie.
I ragazzi hanno accolto molto bene la nostra visita: saluti, sorrisi, anche un aperitivo preparato proprio da loro per noi. Tanto il tempo che trascorrono in questo luogo, la presa in carico piena è di 35 ore settimanali, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 16, pranzo compreso, e tante anche le attività studiate per loro.
Alessandra Grosso, referente educativa degli adulti per La Nostra Comunità, ci ha mostrato il centro. Tra gli ambienti, grande cucina, sala computer, aula musica, aula di arte, oasi relax, spazio di espressione e movimento corporeo per danza e teatro dove viene fatto anche shatzu, il martedì per i ragazzi e, quando ci sono gli appuntamenti “sabato del benessere”, per le persone del territorio.
Le attività, tutte scritte su un cartellone, sono in media 7/8 al giorno, mattina e pomeriggio. «Il tipo di attività – spiega Alessandra Grosso – spazia tra quelle legate alle autonomie, e intendiamo autonomie domestiche (cucina, cura degli spazi, cose della vita di base), autonomie territoriali (andare a fare la spesa o imparare dei tragitti), autonomie personali (come la cura di sé), poi tutto quello che riguarda l’allenamento e il potenziamento cognitivo, perché per fare delle procedure normalissime nella vita ho bisogno di mettere in campo le mie capacità cognitive, attenzione, percezione. Infine l’aspetto motorio, tutto quello che può essere legato a sport e movimento, e l’aspetto espressivo creativo artistico, quindi musica, teatro danza, pittura. Queste sono le macro aree».
Ogni utente ha un progetto educativo individualizzato. La programmazione viene co-costruita con le famiglie, che sono parte imprescindibile, e con i protagonisti stessi, perché ognuno ha bisogni diversi. L’équipe, formata da un referente educativo, un coordinatore, educatori, specialisti in diverse discipline, un supervisore psicologo/psicoterapeuta, ogni settimana si riunisce per una verifica; una volta all’anno tutto il lavoro viene condiviso con il Comune.
Al CSE non mancano conquiste importanti, come quella di cinque giovani uomini che da un anno, supportati in modo costante da operatori ed educatori, vivono insieme in un’abitazione esterna chiamata “Casa Moschettieri”. Alcuni ragazzi del Centro ci hanno svelato passioni e speranze. Gloria apprezza il rapporto con compagni ed educatori, le piace tanto venire qui e ama recitare. A Fabio interessa fare cucina, computer, sport. Valentina aspetta con gioia che riparta “Rio Abierto”, un’attività espressiva corporea guidata dalla musica. Per Franci l’ora del ballo è la più bella, così come per Miriam che coltiva il sogno di avere una casa sua insieme a un’amica. Roberta si impegna molto nelle attività cognitive: disegni, schede, risposte. Anche lei vorrebbe tanto andare a vivere da sola. È consapevole dei suoi problemi e ci sta lavorando, piano piano, però, pensa, spera di riuscirci.